ROMA – Complice l’odierna situazione economica, diventa sempre più importante il numero di studenti universitari italiani quotidianamente alla ricerca di piccoli impieghi pomeridiani o da poter svolgere nei fine settimana, in maniera tale da avere qualche soldo in tasca, senza però rinunciare al prezioso tempo da dedicare allo studio ed alle lezioni universitarie. Spesso spinti dal desiderio di entrare presto a far parte del mondo del lavoro, gli studenti universitari cercano lavoretti part-time anche per pesare il meno possibile sui bilanci familiari, talvolta già colpiti dalle onerose tasse dei corsi universitari.
Ecco, dunque, che molti trovano impiego nelle attività di ristorazione, come addetti e responsabili di sala, altri come fattorini, altri ancora come insegnanti che impartiscono lezioni private per ragazzi delle scuole medie e superiori.
Ciononostante, una delle attività col maggior numero di aspiranti candidati è il baby sitting, prevalentemente ambito dalle giovani studentesse. Essere baby sitter oggi rappresenta la possibilità di poter svolgere un lavoro dalle mille risorse, ricco di vantaggi, spesso nascosti o sottovalutati. Com’è facile immaginare, una delle principali ragioni che spinge le universitarie alla scelta di questo impiego è l’innegabile flessibilità oraria. Infatti, non essendovi rigidità in tema di inizio e fine lavoro, la futura baby sitter è ben consapevole di cosa andrà in contro, già sapendo che non dovrà mai finire con l’essere costretta alle terribili levatacce mattutine o alle ore piccole dei turni notturni.
Saranno tutti d’accordo, inoltre, circa l’incontestabile divertimento di questa professione. Essere in continuo contatto coi bambini è senz’altro un piacere e si rivela puntualmente divertente, dovendo impiegare il tempo nello svolgere lavori creativi, nel guardare film e cartoni animati insieme, nel giocare a giochi da tavola o di fantasia.
Sotto il profilo economico, fare la baby sitter in Italia significa certamente svolgere uno dei lavori part-time maggiormente redditizi rispetto a quelli solitamente svolti dagli studenti universitari, dunque con paghe orarie certamente sopra la media.
A tal proposito, la piattaforma Sitly – società leader nel campo della ricerca di baby sitter – ha condotta un’indagine volta a scoprire quali siano i costi di queste figure in tutta Italia. All’esito della raccolta dati, è emerso che il costo medio orario di una baby sitter in Italia ammonta a 8,06 euro (dato in lieve aumento se comparato ai dati del 2017, anno in cui si guadagnavano 7,70 euro medi all’ora). Ebbene, spostandoci lungo lo stivale, scopriamo subito che la città dover poter guadagnare meglio è Genova, poiché una baby sitter costa, in media, 9,33 euro per ora. A seguire vi sono la Capitale, Roma, con Firenze e Milano, città in cui le prestazioni di una baby sitter costano, rispettivamente, 8,41, 8,34 ed 8,33 euro ad ora. Proseguendo, troviamo Cagliari (7,64 euro) e Napoli (7,26 euro), immediatamente seguite da Torino, Venezia e Bologna, che si attestano a pari merito, con un costo orario di 7 euro. Fanalino di coda è la Puglia, dove il lavoro come baby sitter a Bari è tra i meno redditizi. Qui, infatti, il guadagno si ferma a soli 6,53 euro ad ora.
Stando, quindi, ai numeri raccolti da Sitly ed hai numerosi benefits finora evidenziati, è facile immaginare le ragioni per cui sempre più studentesse optino per questo tipo di occupazione part-time. Il lavoro, infatti, porta con sé tanti profili interessanti e, come se non bastasse, talvolta si rivela un’importante trampolino di lancio per l’ingresso nella società e nel mondo delle pubbliche relazioni.