E' in rotazione radiofonica e nei digital store 'Olivia' il nuovo singolo della cantautrice sarda Luv. Dalle più dolci sonorità degli anni ‘80, Olivia è la sindrome dell’abbandono. Oliva è chiedere aiuto per poter affrontare le proprie paure. Olivia è l’ancora di salvezza alla quale ci attacchiamo, le stelle in cui tutti speriamo, la luna di cui abbiamo bisogno. Sentirsi vulnerabili e prendere coscienza della propria fragilità è il focus di questo brano.
Luv! da sempre ha una missione, quella di trasmettere messaggi positivi, o comunque estremamente veri, intrisi dei sentimenti più puri. Luv! è la verità e il coraggio di presentarsi al mondo senza aspettarsi che il mondo ci comprenda, perchè la nostra battaglia più importante la affrontiamo ogni giorno, quella con noi stessi.
Cosa racconta il tuo nuovo singolo e qual è il messaggio che vuoi mandare?
Olivia tratta principalmente della sindrome dell’abbandono che ho accettato solo una volta che il pezzo era terminato. Ho sempre cercato di obnubilare tutto ciò che potesse recarmi fastidio e dispiacere ma questo brano, in qualche modo, ha fatto si che io in qualche modo riuscissi ad afferrare con mano questo tormento e strangolarlo con un canto, paradossalmente, dolce. Olivia è chiedere aiuto per poter affrontare le proprie paure, è l’ancora di salvezza alla quale ci attacchiamo, le stelle in cui tutti speriamo, la luna di cui abbiamo bisogno. Ad oggi Olivia è la canzone che mi rispecchia di più perché parla di un mio lato fragile che ho scelto di mettere in mostra e che rappresenta al meglio la mia persona ma non la mia personalità. Per una volta è totalmente Luvi che parla, mentre Ludovica sta zitta e ascolta senza intervenire.
Che rapporto hai con la moda?
Non sono mai stata una persona “alla moda”. Sono sempre andata controcorrente, ricercando gli abiti che mi facessero stare più a mio agio. Essendo stata sin da bimba molto magra, per un periodo ho avuto paura di indossare abiti che mettessero in risalto ciò. Ogni volta che entravo in un negozio di abbigliamento per me era un calvario. Crescendo ho imparato a fregarmene, creando uno stile tutto mio. Devo però dei sinceri ringraziamenti a chi ha cambiato la mia vecchia visione e spronata a darmi una nuova possibilità di immagine: i miei amici stilisti Mattia e Nicholas di Armariu, una bellissima boutique a Cagliari di abbigliamento vintage & second hand.
Qual è il tuo stile preferito?
Il mio stile preferito, che poi è quello che utilizzo sia nella vita di tutti i giorni che sul palco è street, vintage con un forte richiamo alla West Coast sk8 scene. È libero da ogni pregiudizio e costrutto sociale: chi ha detto che una donna non può indossare abiti “maschili” e viceversa?
Dove vorresti arrivare con la tua musica?
Il mio obiettivo sia come persona, che come musicista è quello di offrire rifugio a chi si è sentito (o si sente) come mi sono sentita io: sbagliata e distante da una società volontariamente cattiva ed esclusiva. La mia musica è cangiante e direi “metereopatica” proprio per questo motivo. Vorrei riuscire a strappare sia momenti di riflessione che tanti sorrisi e lanciare non solo segnali di positività, ma un messaggio in particolare: vivi senza aspettarti che il mondo ti comprenda ed impara ad amarti per quello che sei hai da offrire.